In prossimità della Fase 2 dell’emergenza COVID-19 occorre fare un punto sulla situazione dello sport di base nella nostra regione. Nel momento dell’emergenza sanitaria gli sportivi hanno sostenuto l’operato di medici e infermieri e rispettato con rigorosa serietà le misure disposte dal governo in tema di isolamento domiciliare e distanziamento sociale. Dal 4 maggio gli appassionati “scalderanno i motori” attraverso un’attività autonoma all’aria aperta e sempre conforme alle misure di contenimento. Alla vigilia di questo atteso momento e nella previsione di una graduale ripresa di allenamenti e gare ufficiali ci pare doveroso porre l’attenzione sullo stato dell’arte, cioè su tutto ciò che coinvolge le società sportive di base. C’è un rischio fortissimo che migliaia di persone vengano private della possibilità di praticare una disciplina sportiva nelle condizioni precedenti all’avvento dell’epidemia in quanto molte società che promuovono sport di squadra e individuali, operanti nel mondo del fitness mettono in discussione la propria sopravvivenza al termine di questa fase di emergenza.
Il CSI ha promosso un questionario alle proprie società sportive per rilevare lo stato d’animo, la situazione e misurare il “termometro” della base associativa che conta, solo in regione, 260 Associazioni affiliate oltre 17.000 tesserati praticanti. Se vi fosse il “via libera” governativo e le necessarie garanzie sul piano sanitario il 40% dei sodalizi arancio-blu abruzzesi sarebbe favorevole a ricominciare, anche a giugno, un’attività sportiva. Sono altrettante le società che esprimono perplessità sulla possibilità di rispettare gli eventuali protocolli sanitari o che hanno timore di contagi e quindi non aderirebbero ad una eventuale ripartenza, il 20% mostra incertezza e auspica che la situazione evolva per comprendere il da farsi. Ma sia eventualmente prefissato un restart per giugno, settembre od ottobre tutti sono d’accordo sul rischio che la crisi economica e i protocolli di sicurezza possano profondamente pregiudicare l’azione socializzante che queste compagini svolgono sul territorio. A cominciare dalla continua sanificazione a cui dovranno essere sottoposti gli impianti, alla inevitabile riduzione di orario disponibile alle società sportive a fronte di numerose ore settimanali destinate alla pulizia, tra un turno e l’altro, di ambienti ed attrezzature. Lo sa bene chi gestisce un impianto sportivo che dovrà fare i conti con una riduzione di almeno il 30% dell’utenza e quindi delle relative entrate. Inoltre le risorse delle società sportive di base sono per la maggior parte provenienti dal contributo dei propri associati, che in questo momento non hanno le stesse disponibilità economiche del pre Covid, e dalle sponsorizzazioni da parte di piccole aziende del territorio, perlopiù ristoranti, bar, imprese edili e piccoli negozi che ovviamente soffrono la grandissima crisi economica.
C’è un gran bisogno di sport e sono convinto che anche dopo questa emergenza sarà nuovamente chiamato ad essere un volano per la coesione sociale del Paese e della nostra regione. Sono noti gli effetti terapeutici dello sport in seguito allo stress post traumatico, stanno emergendo anche le prime pubblicazioni scientifiche sul ruolo dello sport come supporto psicologico in seguito alle quarantene. La prolungata sedentarietà a cui siamo tutti stati sottoposti, soprattutto quella dei nostri giovani davvero implica di attribuire allo sport un ruolo fondamentale nella ripresa e gli enti pubblici sono chiamati a dimostrare nel concreto quanto credono nello sport. Grande fiducia la ripongo nella Regione Abruzzo che dispone delle maggiori risorse e degli strumenti legislativi per intervenire efficacemente nel supporto in questa emergenza che non può essere sorretta (almeno non per tutti) dai mutui previsti dal Governo attraverso il Credito Sportivo, e qui mi permetto di fornire due suggerimenti: uno è quello di equiparare le società sportive alle piccole imprese destinando loro le 2000€ di contributo a “fondo perduto” già annunciate dall’esecutivo regionale. Va precisato che alcune società sportive sono delle vere proprie imprese sociali che danno lavoro a tante persone, mi riferisco ovviamente al fitness ma non solo, ci sono tante Associazioni che si occupano della gestione impianti come le piscine, palazzetti e campi ma ci sono soprattutto alcune piccole associazioni che hanno una connotazione molto radicata al territorio e la loro forza è appunto la presenza nei piccoli centri della nostra regione, che hanno una bassa strutturazione interna, ma con una grande efficacia che è data dall’impegno veri e propri eroi, dirigenti e gli allenatori, che permettono a tante persone, giovani e meno giovani, di scendere in campo ogni giorno. Tra esse vi sono realtà peculiari del CSI: gli oratori e i gruppi sportivi parrocchiali che molto spesso non sono neanche iscritti al registro del CONI in quanto vivono di donazioni e volontariato puro e che svolgono una importante opera educativa attraverso il gioco, lo sport, il tempo libero e attività di doposcuola.
Una seconda proposta che indirizzo soprattutto alla Regione è quella di affidare, finanziare e supportare gli Enti di Promozione Sportiva per la realizzazione di Centri estivi in più zone della regione, non solo nelle città capoluogo, anche in collaborazione con le Federazioni Sportive che vogliono cimentarsi. Questa rappresenta una dinamica propria degli Enti di Promozione Sportiva in quanto la loro capillarità sul territorio e la flessibilità della propria proposta motoria, non finalizzata ad un unico sport, calza perfettamente con le esigenze ludico psico-motorie di questa delicata Fase che vede l’ulteriore e non secondaria esigenza dei genitori, prevista per i mesi estivi, di tornare ad un’attività lavorativa più intensa.
Altro ruolo determinante ce lo avranno i Comuni perché, soprattutto nei primi mesi, ci sarà una forte necessità di spostare le attività nei luoghi all’aperto e quindi diverse Associazioni chiederanno l’uso di parchi e spazi pubblici, gli Enti locali dovranno farsi trovare pronti attraverso l’emanazione di Avvisi con regole puntuali. Gli stessi Enti locali dovranno fare i conti con le sopraggiunti bisogni legati alla gestione degli impianti sportivi che necessiteranno di una contribuzione pubblica ulteriore per sostenere i piani di gestione a fronte di minori entrate. Anche gli Enti Sportivi faranno la loro parte. Il CSI non ha ragione di essere senza le Società Sportive, il CSI sono le Associazioni sportive che lo compongono e in tutti i suoi livelli degli organismi rappresentativi, cercherà di rendere ancor più accessibile, su tutti i piani, l’attività del prossimo anno e di quelli a seguire.
Sono certo che le società sportive che troveranno il dovuto supporto interistituzionale certamente non si tireranno indietro nell’accettare questa nuova sfida. Sento il bisogno di lanciare un forte messaggio di incoraggiamento a tutte le realtà sportive che in questo momento possono essere facilmente sopraffatte dalla sfiducia. Si deve ambire, a mio avviso, al coraggio di fare programmazione anche se non sappiamo quando e come potremmo tornare a vivere i nostri campi, le nostre piste, le nostre palestre, i percorsi e i luoghi che ci hanno regalato tante emozioni. Dobbiamo necessariamente sviluppare una forte lungimiranza perché lo sport, e i suoi protagonisti, hanno la grande responsabilità di rappresentare una speranza per bambini, giovani ed adulti.
Angelo De Marcellis
Presidente Regionale CSI Abruzzo
Centro Sportivo Italiano
Comitato Regione ABRUZZO
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