Quando un progetto educativo diventa eccellenza sportiva di un territorio
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Pubblicato Sabato, 02 Febbraio 2019 12:38
Questa settimana mi è tornata sotto gli occhi la storia della società sportiva SPAL che oggi milita nella serie A di calcio ma che nasce nel 1907 per volontà di un prete salesiano. La SPAL mi riporta indietro nel tempo in quanto è la città che ha dato i natali a mia madre e nella quale, da bambino, ho avuto modo di trascorrere lunghi soggiorni in compagnia di mio nonno che nella località estense era stato Carabiniere.
Proprio da mio nonno ricordo i primi racconti della SPAL e della sua particolare storia: nata per volontà di un prete salesiano nel 1907 come un circolo dove si praticava pittura, scultura, ciclismo ed altre attività. Solo nel 1910 sviluppò la sezione calcistica e quella che poi diventò una delle squadre protagoniste del calcio italiano, soprattuto negli anni ‘50 e ‘60 e tornata nella massima serie in questa Stagione.
Tante le storie simili a quella della SPAL, in Italia e all’estero, basta ripensare la storia del San Lorenzo de Almagro in Argentina anch’essa creata per volontà di un sacerdote e della quale è tifoso Papa Francesco. Molte altre realtà non hanno mai raggiunto gli “onori della cronaca” ma hanno una storia simile e altrettanto significativa, che possono annoverare obiettivi fondativi densi di propositi che vanno aldilà di quelli agonistici, segnale che in quegli anni lo sport veniva già ritenuto quale strumento educativo, con un notevole potenziale per la crescita e la formazione delle giovani generazioni.
Ma era normale probabilmente al tempo, dove la scuola e l’oratorio erano i principali luoghi educativi ed era funzionale che in questi ambienti si generassero esperienze di grande valore e significato. Oggi, il tempo libero dei giovani, e lo dimostrano le statistiche dell’Istat, è occupato soprattutto dalla televisione e dall’utilizzo di dispositivi elettronici. Solo in minima parte vi è la pratica sportiva e solo in misura percentualmente impercettibile la frequentazione di luoghi legati alla Chiesa, alla parrocchia. Ma anche oggi quando non vi è un legame diretto tra organizzazioni religiose e lo sport si avverte sempre più frequente l’esigenza di creare dei chiari riferimenti educativi riferiti al mondo cattolico all’interno delle società sportive. Questa necessità di “elevare” lo sport la riscontro anche nella nostra regione dove molto spesso i Vescovi, i rappresentanti delle diocesi, e delle CSI vengono chiamati a discutere all’interno di eventi promossi dalle società sportive (anche federali), nell’occasione dell’inaugurazione di strutture sportive, ecc., avverto insomma un forte richiamo verso quelle realtà che tendono a riempire di contenuti tutto ciò che molto spesso si arrocca intorno al gesto tecnico ed al risultato agonistico, segnale che è sempre più diffusa la percezione che lo sport possa dare ben più ambiziosi risultati per la comunità ed è sempre più frequente il richiamo, anche da parte di investitori privati verso agenzie educative legate alla Chiesa per creare iniziative che raccolgano i giovani in esperienze mirate alla propria educazione e formazione. Per essere protagonisti nel nostro tempo nel nostro particolare settore è necessario però dotarsi di nuovi strumenti culturali e materiali, non possiamo illuderci che “buttare un pallone su sagrato” attiri ragazzi da educare, servono nuovi modelli organizzativi, nuovi “Format” aggregativi, maggiori capacità attrattive per giovani “bombardati” da proposte di facile consumo. Solo allora non potremo escludere che, in contraltare con gli attuali rapporti accertati tra malavita e sport di vertice, possa ripetersi in Italia la storia della SPAL, dove un progetto educativo possa sviluppare anche un profilo di eccellenza sportiva.