La scorsa settimana si sono svolti a Roma gli stati generali dello sport promossi dal CONI. Questa seconda edizione si è celebrata in quello che può definirsi un clima di riforma dello sport italiano in quanto con la legge di Bilancio 2019 il Governo ha introdotto delle novità che incideranno sulla governancedello sport italiano e per le quali non vi era la necessaria chiarezza. Io stesso, per cercare di capire qualcosa, aldilà delle frammentarie notizie dei giornali, ho deciso di rispondere positivamente alla “convocazione”.
Fin dall’apertura il presidente Malagò ha chiarito la necessità di riformare lo sport, non per i temi affrontati dalla legge di bilancio, ma soprattutto in merito alle competenze dei diversi organismi che spesso tendono a sovrapporsi e a creare conflitti (come quello tra UISP e FIT che è ora oggetto d’esame da parte dell’Antitrust). Il numero uno del CONI nazionale ha poi evidenziato il timore che una rivoluzione non condivisa del sistema sportivo mini la democraticità che lo stesso sistema sportivo esprime.
Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha subito rassicurato che non è in corso una vera riforma ma che a cambiare saranno solo le modalità di erogazione dei finanziamenti allo sport che già dal 2019 avverrà attraverso una nuova società “Sport e Salute spa” che avrà un Cda di nomina governativa. Secondo il Governo, privare il CONI di piena autonomia amministrativa, e quindi di erogare contributi ordinari e straordinari, permetterà allo stesso Comitato Olimpico di svolgere in maniera più libera la propria azione politica.
La tesi del Governo è che grazie alla “manovra” di fine anno FSN ed EPS avranno contributi più certi e più grandi. Dal discorso del Sottosegretario è comunque emerso che a “Sport e Salute spa” verrà attribuita la competenza dello sport a scuola interpretato soprattutto come strumento di prevenzione sanitaria. L’azione, pare di capire, sarà la chiamata diretta di nuovi insegnanti di educazione motoria e non il coinvolgimento degli organismi sportivi. C’è da dire che oggi il CONI svolge questa funzione pur non essendo compresa nei suoi compiti fondativi e, forse anche per questo, non riesce a svolgerla con completezza.
Giorgetti ha dichiarato di voler disancorare le logiche che nel passato hanno governato lo sport nell’intenzione di tutelare l’operato delle piccole società sportive ed esaltare la figura dell’animatore sportivo, cioè di tutte quelle persone, che senza titoli onorifici portano avanti lo sport in Italia.
Nel rassicurare la platea Giorgetti ha specificato che intende apportare delle modifiche al sistema sportivo partendo dalla condivisione. Cosa che, a detta della stragrande maggioranza degli intervenuti, sarebbe dovuta accadere prima della modifica della Legge di Bilancio.
All’incontro ha partecipato anche Simone Valente Sottosegretario con delega ai rapporti col Parlamento il quale si è soffermato sui diritti delle persone che lavorano nel settore sport e delle donne che intendono percorrere la carriera sportiva.
Al dibattito hanno preso parte decine di esponenti di Federazioni, Enti, Discipline Associate e Associazioni Benemerite e sono usciti alcuni spunti interessanti. Qualcuno ha sottolineato che non occorre una nuova Società per definire gli obiettivi sanitari dello sport in quanto esistono già le linee guida dell’OMS, basterebbe applicarle nel nostro Paese. Alcuni rappresentanti delle Discipline Associate hanno “denunciato” che dentro ad alcuni EPS operano realtà che si fanno chiamare impropriamente “Federazioni”, sulla necessità di verifica di queste distorsioni si sono soffermanti anche alcuni Enti che implicitamente hanno ammesso la presenza, nella loro categoria, di Associazioni di secondo livello. Tutti si sono pronunciati a favore di una definizione più certa delle competenze e anche della determinazione dei diversi status di dilettantismo: oggi hanno lo stesso tipo di contratto l’allenatore di una squadra amatoriale che paga di tasca sua le trasferte e il giocatore di pallavolo di serie A che guadagna qualche centinaia di migliaia di euro annui.
Nelle conclusioni Malagò ha detto che è perplesso da qualunque forma di statalizzazione dello sport in quanto ciò che è statale in Italia non funziona ma che dopo aver ascoltato gli esponenti del Governo si sente più tranquillo.
Il tono positivo con il quale si è chiusa la giornata va comunque posto in contraltare con alcune assenze pesanti: quella delle 5 Federazioni più grandi e di alcuni Enti tra cui il CSI che ha preferito non partecipare all’incontro non ritenendolo impostato in maniera costruttiva e verso la risoluzione delle problematiche reali della base sportiva.
Ogni posizione è ovviamente degna di rispetto e di comprensione, in questa fase infatti ognuno cerca di portare a casa il miglior risultato possibile per la propria organizzazione. Al di là della cronaca della situazione, che ci tenevo a condividere con voi attenti e critici lettori di questa rubrica, mi sono portato a casa solo tre considerazioni personali: Ia speranza che la situazione non definisca spaccatura del mondo sportivo, l’auspicio di un tempestivo varo dei decreti attuativi (perché una fase di stallo tra creazione della norma e declinazioni operative può generare lo stesso “panico” avvenuto con la riforma del Terzo Settore) e la certezza, dalla Legge di bilancio, dell’esenzione dell’imposta di bollo per le ASD contenute registro CONI. Chi ha questo requisito può infatti portare l’iscrizione al Registro nazionale nella Banca dove ha il conto dell’associazione e richiedere questa agevolazione che gli permetterà di risparmiare qualche decina di euro.
Angelo De Marcellis
Presidente Regionale CSI Abruzzo
Centro Sportivo Italiano
Comitato Regione ABRUZZO
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