CHE BELLA L’APPARTENENZA: NON SI COMPRA E NON SI VENDE MA FA VIVERE IN PROFONDITA’
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Pubblicato Domenica, 14 Ottobre 2018 09:15
Qualche giorno fa ho avuto modo di pranzare e scambiare qualche battuta con Marco Tardelli. Quando ci hanno presentato, il campione del mondo di Spagna 1982, mi ha subito detto con entusiasmo che agli inizi della sua carriera, lui “era nel CSI”. Mi capita spesso di ascoltare i trascorsi sportivi di ex campioni ed è ricorrente questa terminologia affine al “sentirsi parte” più che all’aderire. Difficilmente qualcuno dice “giocavo nei campionati del CSI” ed è più frequente apprezzare invece espressioni che richiamano al senso appartenenza. Papa Francesco esaltando il “cameratismo” nello sport, parlando alle Nazionali di Italia e Argentina, credo si riferisse proprio a questa complicità, condivisione di obiettivi e amicizia profonda che lo sport, insieme a poche altre dinamiche della vita, può dare.
In questi giorni sto incontrando persone che mi hanno accompagnato per tratti brevi o lunghi dell’esperienza associativa e che, per ragioni di studio, lavoro o di cambio residenza hanno dovuto lasciare l’impegno nel CSI. Devo dire che molto spesso in loro ho sentito lo stesso slancio e la stessa tensione verso qualcosa che non solo ha fatto parte della propria vita ma che sentono propria. Vorrei con ogni sforzo che ciascuno che si avvicini al mondo del CSI, da atleta, da allenatore, da dirigente, da arbitro o da collaboratore del Comitato, senta dal profondo l’appartenenza al CSI, cioè di esserne parte viva capace di costruire un pezzo di storia associativa stringendo quei rapporti umani che fanno la differenza, lavorando insieme privandosi certamente di qualcosa ma condividendo tutto. E’ stato raro, in questi anni, trovare singoli o gruppi che si sono lasciati attrarre da proposte economiche, dal permissivismo o dall’assenza di regole. Nel percorso sportivo sul territorio ho conosciuto e collaborato con tanti e posso affermare di aver incontrato soprattutto persone che non si comprano e non si vendono perché ci sono legami così profondi che reggono alle tempeste, che superano ogni difficoltà. Chi non ha senso di appartenenza non ha identità.