Stamattina sono intervenuto in un convegno su Bullismo e Cyberbullismo e di fronte ad una platea composta da 200 ragazzi delle scuole medie inferiori ho rivolto alcuni pensieri che vorrei riportarvi ed aprire alla discussione. Innanzitutto credo che i giovani di oggi non siano peggiori di quelli di ieri. Tutti noi, sia io, sia chi ha qualche capello più bianco di me ricorda episodi negativi che hanno caratterizzato le nostre scuole o altri ambienti in cui vivevamo da ragazzi. Un tempo però la comunicazione rispetto a queste problematiche non era molto diffusa in quanto c’era una grande riservatezza su questi argomenti anche perché non era bello per l’uno o l’altro contesto sociale dichiarare che all’interno si verificavano situazioni di questo tipo. Oggi, con l’incremento degli strumenti di comunicazione, con l’aumento dei giornalisti e, soprattutto con lo sviluppo dei social media vengono amplificati non solo le comunicazioni relative a questo fenomeno, e quindi la diffusione dell’informazione, ma anche gli effetti negativi provocati sulle vittime. La mia fiducia sull’attuale generazione scaturisce soprattutto dal fatto che sono spesso a contatto con i giovani e vedo quanti risultati riescono a conseguire nello sport attraverso l’impegno, il sacrificio e la dedizione. Questo mi rende fortemente ottimista. Lo sport può essere un vero alleato nel combattere questi fenomeni perché canalizza l’energia, abitua a rispettare le regole e gli altri, in particolare negli sport di squadra, insegna ad aiutare il compagno in difficoltà. Andare a supportare chi, in un determinato momento è più debole, è un fondamento principale dello sport dove tutti i rapporti sono legati dalla solidarietà reciproca finalizzata a fare un gol, un punto, a vincere una partita, il campionato o a conquistare la posizione migliore possibile. Questa è una metafora che vale esattamente anche nella vita. Fare prepotenze sui più deboli “affossa” chi è già in difficoltà e di certo non aiuta anche chi si comporta da prepotente. Lo sport, quindi, senza parole ma attraverso esperienze concrete, ci esercita al sacrificio, all’umiltà, all’impegno e alla disciplina e ci mette a contatto con scelte e stili di vita già dalla giovane età. Il Tribunale dei minori molto spesso affida al CSI ragazzi che hanno commesso qualche reato, il nostro compito è quello di cercare di metterli a contatto con delle esperienze significative. Tra queste una delle più interessanti è quella dove questi ragazzi, abituati ad essere i prepotenti del gruppo, si ritrovano a dover supportare coetanei con disabilità e quindi sostenerli, affiancarli nell’attività sportiva, in queste situazioni ho visto davvero cambiare prospettiva e visione a questi giovani. Sui risultati che consegue lo sport per l’educazione e la crescita dobbiamo analizzare ogni caso guardando il quadro d’insieme. Tutti conosciamo il calciatore Mario Balotelli e di certo non possiamo associarlo ad un esempio positivo di sportivo, uno che si comporta in maniera esemplare, anzi possiamo affermare che è uno che fa una “cavolata” al giorno. Molti però ignorano la vicenda umana di Mario Balotelli, un bambino che fin dalla tenera età dovuto sopportare diversi interventi chirurgici all’intestino che a tre anni è stato affidato ad una nuova famiglia italiana vista l’impossibilità dei genitori naturali di seguirlo adeguatamente. Molti ignorano che Mario Balotelli ha iniziato a fare sport all’interno di un contesto parrocchiale e che dopo i primi tre mesi è stato cacciato dall’oratorio bresciano in cui faceva attività sportiva perché le famiglie degli altri bambini minacciarono il Parroco che, qualora Balotelli avesse continuato a frequentare quel luogo, non avrebbero più portato i loro figli. Successivamente fu trasferito in un altro oratorio dove venne inserito in una squadra di ragazzi più grandi. In quell’oratorio fu osservato da diverse squadre che non lo ritennero caratterialmente idoneo alla carriera Sportiva fino ad essere selezionato dal Lumezzane e poi fare la carriera che conosciamo. Bene, nell’ascoltare persone che hanno partecipato la crescita sportiva di Mario Balotelli si evince come lo sport abbia salvato la vita, non ad un duro, ma ad un ragazzo fragile, come abbia canalizzato la sua grande rabbia, la sua voglia di trasgredire e di “spaccare il mondo”, come tutto questo, non lo abbia fatto diventare un “santo”, ma lo abbia preservato da guai peggiori, dal ritrovarsi coinvolto in situazioni molto più gravi. In qualche modo gli abbia salvato la vita.
Se è vero che lo sport può intervenire positivamente nella vita dei giovani, nella loro crescita e nella loro educazione, ci troviamo, a volte, anche di fronte a fenomeni di bullismo che avvengono all’interno del contesto sportivo, dove lo spogliatoio diventa luogo di atti di violenza fisica o psicologica nei confronti di soggetti ritenuti più deboli. Alcuni studi affermano che ciò accade soprattutto dove c’è l’esasperazione dell’agonismo, dove le società sportive mettono al primo posto i risultati e non l’aspetto ludico ricreativo, il gioco, la festa, il consolidarsi di relazioni amichevoli tra le diverse componenti. Si verifica purtroppo anche la tendenza statistica all’aumento di episodi che riguardano il genere femminile dove molto spesso ci si trova di fronte ad una violenza non fisica ma soprattutto verbale e psicologica. Un fenomeno per il quale va innalzata l’asticella dell’attenzione. È quindi fondamentale il ruolo degli educatori, dei tecnici, dei dirigenti delle società sportive come lo è quello delle famiglie, dei genitori che purtroppo devono tenere testa ad una educazione dei figli che è fatta di molteplici informazioni che provengono da innumerevoli strumenti di comunicazione che oggi sono presenti e propongono modelli non certo educativi. A questo proposito ho chiesto ai ragazzi di inserire nei social contenuti positivi, di non curarsi cioè delle immagini ad effetto, ma di mostrare la bellezza che li circonda e con la quale vengono a contatto. Con il passare degli anni, avendo conosciuto e visto di persona situazioni legate al bullismo posso dire che le persone che si rendono protagoniste di questi atti non hanno certamente un futuro positivo a meno che non riescano a trovare qualcuno che li faccia riflettere. Nel crescere prenderanno sempre tendenzialmente la strada della prepotenza sociale e quindi dell’illegalità. Quindi, senza perdere il gusto di scherzare con i propri amici, cerchiamo di capire la sensibilità di chi abbiamo di fronte e che se un gesto che facciamo ad una persona può essere ritenuto uno scherzo adeguato anche per un’altra perché molti ragazzi, di fronte non manifestano il proprio disagio ma magari nella propria intimità si costruiscono dei complessi, delle problematiche esistenziali che possono diventare anche patologiche e portare, come è successo, a casi di suicidio. Nessuno deve sentirsi solo, quando succedono queste situazioni se ne parli con la famiglia, con gli insegnanti, con i propri amici e che non ci si deve chiudere in noi stessi. Credo che i giovani di oggi sono chiamati ad essere una generazione migliore rispetto a quella di una volta perché sono sotto la lente d’ingrandimento ogni giorno, sono sottoposti ad un numero maggiore di “visualizzazioni”, e questa, quella di formare le donne e gli uomini di domani è una bella sfida da vincere insieme con tutte le agenzie educative.
Angelo De Marcellis
Presidente Regionale CSI Abruzzo
Centro Sportivo Italiano
Comitato Regione ABRUZZO
SEDE LEGALE Via Montorio al Vomano, 18 presso Palazzo CONI 67100 - L'Aquila (AQ) SEDE OPERATIVA Via Torre Bruciata, 4 64100 Teramo |
C.F.: 93001650667
|
--------------------------------- |