Nella nostra attività sportiva e associativa ci troviamo spesso a contatto con i giovani ma raramente abbiamo l’opportunità di sederci intorno ad un tavolo per parlare e per capire le loro sensazioni e le loro impressioni. Proprio oggi, al Santuario di San Gabriele patrono dei giovani, mi è capitato di coordinare un gruppo di ragazze e ragazzi con l’obiettivo di ascoltarli e di metterli in relazione con adulti che hanno a che fare con questa dimensione. Si sono aperti raccontandoci come lo sport li ha aiutati a superare difficoltà e paure, ci hanno regalato testimonianze di come i sacrifici e allenamenti molto duri abbiano portato al conseguimento di risultati sul campo, vittorie e benessere personale. I giovani si sono anche detti molto contrariati di quanto avviene spesso fuori dai campi, in particolar modo scontri che fanno perdere tutto lo spirito sportivo inoltre si sono soffermati su quelle emozioni fortissime che si vivono nello sport ritenendole molto spesso irripetibili. Sono emerse esperienze su come anche sport di contatto e apparentemente violenti sono molto formativi nel rispetto dell’avversario. I ragazzi hanno evidenziato come lo sport faccia crescere anche sotto l’aspetto mentale e un sacrificio, anche se non porta immediati risultati sul campo, magari viene ripagato con un diverso approccio mentale delle cose. Sono stati sottolineati aspetti positivi degli sport di squadra come nel rugby dove si arriva alla meta salendo tutti insieme altrimenti è possibile conseguire risultato e nella ginnastica ritmica dove l’avversario deve avere una sincronia perfetta per svolgere regolarmente tutti gli esercizi. Nella discussione è emerso che nessun ruolo è secondario nello lo sport, anche quelli che possono apparire di secondo piano sono indispensabili per il conseguimento della vittoria: da quelli che “fanno goal” a quelli che si occupano di difendere la porta. Questo è un parallelismo che si può fare anche nella vita dove ciascun ruolo, ciascuna professione è indispensabile per una società migliore. Nel rapporto tra sport e lavoro emergono esperienze significative dove anche chi è già seguito da sponsor importanti, come la mezzofondista abruzzese Gaia Sabbatini fresca di convocazione con la Nazionale maggiore, rivela che le iniziative di sponsorizzazione, book fotografici, ecc. devono essere sempre secondarie alla programmazione dell’allenamento e a tutto ciò che riguarda attività sportiva, lo studio o il lavoro. Quando lo sport diventa un business è importante capire che non si devono raggiungere risultati ricorrendo a inutili scorciatoie. Il doping è già percepito dei giovani come un forte elemento negativo che contamina lo sport. Con i giovani abbiamo sviscerato diverse professioni che si collocano all’interno del mondo sportivo e quelli che sono i valori che dovrebbero animare i diversi attori di questo pianeta: su tutti l’etica sportiva. Il dato più rilevante manifestato dalla percezione dei ragazzi è quello che lo sport viene ritenuto il maggior veicolo educativo. Mettendolo in raffronto con le altre agenzie educative come la famiglia la scuola e la parrocchia, lo sport viene ritenuto importante con il 40%, mettendolo davanti alla scuola e la famiglia (entrambi al 25%) e la Parrocchia con il 10%. Suggestioni rilevate da un campione di 130 ragazzi, tutti piuttosto convinti sostenitori dello sport, ma pur sempre un dato ampiamente condiviso, che deve far riflettere sulla valenza del fenomeno sportivo e sulla crisi di ambiti principali della vita.