In questi giorni è riemersa in maniera forte la materia dei comportamenti giovanili che, soprattutto in ambiente scolastico, hanno espresso alcune gravi situazioni di violenza.
I fatti di Giulianova, con un accoltellamento, e quelli di Cepagatti che hanno provocato l'esito di lesioni permanenti ad un ragazzo, nonché le vicende che hanno visto studenti aggredire i propri docenti ci richiamano ad un senso di responsabilità comune perché il rischio è che ci sentiamo estranei rispetto ad un problema che magari non riguarda nostro figlio, nostro fratello, un ragazzo della nostra scuola, delle nostre società sportive. Intendiamoci, non credo che dobbiamo mettere sotto una campana di vetro i nostri giovani: il confronto e anche lo scontro sincero, faccia a faccia, contribuiscono alla crescita di ogni persona, soprattutto nell'età evolutiva. Ma noi che viviamo a stretto contatto con i giovani dobbiamo avere il termometro della situazione giovanile, cimentarci nel comprendere lo stato delle cose perché giudicare e punire non produce effetti se non quello della repressione e il rischio che i giovani coinvolti, abbandonino tutte le agenzie educative con una facile caduta negli ambiti dell'illegalità e dell'abbandono. D'altro canto i giovani di oggi saranno gli adulti di domani e se pure certi comportamenti violenti non vengono alla luce condizioneranno la vita di queste persone ed allora, nelle nostre società sportive, nei nostri gruppi parrocchiali, in tutte le realtà che ci troviamo a frequentare, dobbiamo "drizzare le antenne" e provare ad affrontare ogni singola situazione, cercare cioè di far capire ai ragazzi le conseguenze delle proprie azioni, perché un approccio distratto è un atteggiamento colpevole e ogni ragazzo che perdiamo è una sconfitta di tutti noi. Purtroppo in queste vicende, come adulti e come educatori, abbiamo tutti una buona dose di responsabilità e le parole di Fabrizio De Andrè, di cui poche settimane fa ricorrevano i 19 anni dalla scomparsa, mi sembrano le più appropriate per definire una situazione che riguarda tutti: "per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti".