Gli scorsi 20 e 21 novembre si sono tenuti a Roma, presso il Salone d’Onore del CONI, gli Stati Generali dello Sport italiano. Sebbene nei corridoi presidiati dai giornalisti prevalesse il tema delle dimissioni di Tavecchio sul palco si sono affrontati argomenti di grande rilevanza per l’Italia sportiva, dal vertice alla sua base.
A mio avviso è stata molto rilevante una delle relazioni introduttive, quella del Presidente dell’ISTAT Giorgio Alleva che ha snocciolato dati delle ultime ricerche condotte sull’intera Nazione dall’Istituto di statistica. Dalle risposte ai quesiti rivolti, due milioni di persone hanno dichiarato che farebbero sport se avessero più tempo: pare infatti che gli impegni di lavoro e quelli di studio siano le principali cause dell’abbandono sportivo facendoci riflettere su quanto gli sforzi lavorativi e formativi fatti dalle persone per affermarsi all’interno della società possano poi portare a trascurare il proprio benessere e la propria salute.
I dati confermano che la pratica sportiva e l’attività fisica sono più diffuse tra chi ha una maggiore istruzione e che c’è una relazione significativa tra l’inattività fisica dei genitori e quella dei figli. Pensate che in un Paese che è paladino delle pari opportunità solo 20% di persone con limitazioni fisiche fa sport.
I praticanti lo sport sono anche una risorsa economica per l’Italia, lasciando da parte i numeri prevedibili che riguardano il mercato di abbigliamento e attrezzature, un dato forse particolare afferma che in Italia lo sport vanta 15 milioni di spettatori, il 60% dei quali sono praticanti sportivi. Se le emittenti nazionali e le Società sportive di vertice si prodigassero maggiormente nel sostenere azioni di promozione sportive sui cittadini, mi viene da dedurre, che anche loro ne apprezzerebbero risultati e ricavi.
Tuttavia dovrebbero essere le Istituzioni a doversi impegnare maggiormente verso il sostegno di azioni che spingano la popolazione a fare sport fin dall’età scolare. Martedì, nel suo intervento agli Stati Generali, la Ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha riconosciuto con vigore il ruolo di prevenzione che lo sport ha sulla salute, ha detto che è sempre più frequente che i medici prescrivano lo sport come cura a tante problematiche giovanili e non, ma nonostante la cosa sia ormai risaputa, in Italia lo sport nella Scuola Primaria è un beneficio raro e non di tutti.
La politica può giocare un ruolo decisivo nell’ottica dello sviluppo dello sport di cittadinanza. In Emilia Romagna, dove la Regione amministrativa ha investito in campagne ed infrastrutture si è arrivato in pochi anni ad avere un +10% della media italiana per pratica sportiva. I riflessi di questa operazione sulla spesa sanitaria sono solo un aspetto ma non di poco conto.
Noi, i nostri Comitati e le nostre Società Sportive non possiamo far altro che del nostro meglio per “diffondere” lo sport e il suo messaggio convinti, come siamo, del suo grande potenziale sociale oltre che sviluppatore del benessere individuale della persona.