Speranza e responsabilità sociale nello sport che vogliamo
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Pubblicato Mercoledì, 24 Giugno 2015 16:45
Guardare ai fatti che coinvolgono il calcio mondiale, italiano e regionale provoca un dolore immenso per chi ama lo sport e ne ha fatto parte integrante della propria vita. Aldilà dell’accertamento di colpevolezze, prove indiziarie, sentenze, tutti argomenti in cui non intendiamo addentrarci, ciò che emerge di certo è che intorno a questo mondo c’è un gran malaffare. Ci sono tanti dirigenti di indiscussa onestà, ne conosciamo diversi anche ad altissimi livelli, ma pare che non siano neanche pochi quelli che per arrivare dove sono sembra abbiano dovuto acquisire parecchi punti sul patentino dell’illegalità. Il fatto che queste vicende si consumino dentro all’ambito sportivo ne aumentano la gravità dei fatti perché allo sport si attribuisce da sempre una “sacralità”, un insieme di valori che ci sono stati tramandati da grandi maestri di sport. Se ci pensiamo bene, cosa c’è di diverso tra quello che avviene nella nostra società e quello che sta avvenendo nel mondo calcio?
Da questo può partire senz’altro una riflessione che ci riguarda tutti. Il giudizio che riserviamo ai personaggi del calcio “malato” trasliamolo su di noi e riflettiamo su quante volte abbiamo alzato il telefono per ottenere una scorciatoia, per fare prima una visita medica, approfittare della propria posizione per squalificare il “non amico”, fare leva su una amicizia per ottenere maggiore benevolenza ad un esame. Molti di voi mi potranno dire che non lo hanno mai fatto ma pochi potranno dirmi che hanno fatto qualcosa per combattere questi fenomeni nella propria città, nel proprio lavoro, negli ambienti politici o associativi. Quante volte, pur indirettamente, abbiamo strizzato l’occhio e non “condannato” il malaffare della nostra società?
Ed allora lo sport, anche in queste tristi vicende, ci offre una grande lezione per la nostra quotidianità. Cosa hanno di diverso quelli che alterano le partite da quelli che alterano il decorso della vita propria o altrui? Sono facce della stessa cultura individualista del nostro tempo. Da una parte si prova a superare indebitamente una squadra avversaria, dall’altra si tenta di prevaricare un collega, un concittadino, chiunque per un proprio tornaconto personale. Si cercano, in entrambi i casi, di mistificare i valori in campo, di spegnere con la prepotenza i sogni e le speranze.
Lo sport, per la sua grande capacità di raggiungere i più piccoli, ha comunque una responsabilità in più, quella di far crescere le giovani generazioni con la cultura del sacrificio, dell’impegno ripagato dai risultati, del rispetto delle regole. Uno sport falcidiato dai fatti di questi giorni è quanto di più altamente diseducativo si possa offrire ai giovani che traggono esempio da questo mondo.
Il CSI collabora a tutti i livelli con lo sport di vertice, in particolar modo con il calcio, non per prenderlo ad esempio ma per attuare uno scambio vicendevole di esperienze e di valori. Crediamo si possa fondere la bellezza del gesto tecnico, della sapienza tattica, delle grandi cornici di pubblico della Serie A con la passione autentica, l’entusiasmo, con la purezza di chi fa sport in un percorso di crescita, affiancati da adulti che sono prima di tutto educatori. Facciamo riscoprire agli addetti ai lavori, per loro stessa definizione, la responsabilità sociale insita nell’esempio, le motivazioni degli esordi.
E per fortuna che ci sono le nostre società che portano in alto i messaggi dello sport e tra questi, con la testimonianza, la speranza di un futuro migliore. Solo pochi giorni fa una nostra Società Sportiva, la Spes Nova di Martinsicuro, ha dedicato interamente il proprio saggio di fine anno a Valentina, una bellissima bambina di 8 anni, nostra e loro tesserata, che a gennaio è volata in cielo. Una serata che ha riempito il cuore di calore, seminando senso della vita e speranza tra tutti i presenti.
Potete immaginare cosa succederebbe se contaminassimo il mondo dello sport professionistico da dirigenti come quelli delle nostre ASD? Potete immaginare quale grande bene educativo si produrrebbe su larga scala? Si può sognare ma aspettiamoci che quella appena conclusa non sarà l’ultima stagione sportiva nella quale dobbiamo fare i conti con ben altri problemi. Da qui a settembre le vostre intercettazioni parlerebbero di trattative per l’affitto del campo, “pressioni” allo sponsor per l’acquisto delle divise e collette per il pagamento dell’iscrizione. Ma va bene così.