In questo finale di stagione, che coincide in parte con il tempo di Quaresima, siamo un po’ tutti messi alla prova. La “volata finale” di ogni competizione sportiva riserva maggiori emozioni ma anche molte tensioni. Dobbiamo essere quindi ottimi atleti, anche nello spirito. Gestire le situazioni di maggior agonismo ponendoci dei limiti, dei paletti oltre i quali non si può andare perché ne va del rispetto dell’avversario, della propria dignità e del buon nome della squadra di cui si fa parte, del campionato in cui si sta giocando.
In prossimità del traguardo, quando vediamo che qualcuno ci sta superando, proviamo a correre più forte non a mettere sgambetti. Di tentazioni è piena la storia dell’uomo, fa parte della sua natura e in quella del mondo. Ma se solo riuscissimo a riconoscere il valore dell’altro, a non accampare scuse, avremmo già vinto una partita con noi stessi che varrà molto di più della coppa finale. Papa Francesco proprio oggi ci ricorda tramite twitter: “La Croce di Cristo non è una sconfitta: la Croce è amore e misericordia”.
Che la luce della Pasqua illumini quindi anche un modo di vivere lo sport che sia ispirato alla verità e ricordiamoci che si può uscire sconfitti dal campo pur avendo vinto la partita.