La diffusione dei social network è una risorsa importante che nei giorni scorsi è stata benedetta anche da Papa Francesco. Con lo sviluppo di questo modo immediato, universale, superaccessibile di far sapere le notizie, gli stati d’animo e le cose che ci capitano nella vita si corre un rischio in espansione tra gli utilizzatori del mezzo: quello di esasperare i toni, di essere estremi nelle considerazioni o addirittura volgari.
Questo stile, che certamente oggi semina compiacimenti, non deve contaminare il nostro modo di comunicare, di rapportarci con le persone, non deve farci diventare dei bifolchi nell’incontro con gli altri.
Lo so, è difficile in questo tempo di “crisi” di tutto, essere positivi, ottimisti e non cedere alle provocazioni, ma rispondere sempre con il sorriso e con un mare di bene alle prepotenze è un dovere di chiunque sente la responsabilità di fornire alle giovani generazioni degli esempi costruttivi verso una civiltà non ispirata all’odio ma alla fraternità.
“Il bene tende sempre a comunicarsi” scrive Papa Francesco in Evangelii Gaudium. Basta poco: ogni giorno nelle nostre realtà avvengono cose bellissime, dobbiamo solo imparare a riconoscerle, scoprirle e valorizzarle.
La “grande bellezza”, quella di un Oscar dal valore infinito e riconosciuto da tutti (nel nostro caso), la possiamo davvero ricercare nei gesti di fair-play delle società sportive, nell’opera incessante portata avanti dai dirigenti, delle tante iniziative sul territorio sviluppate da sportivi consapevoli del proprio ruolo sociale.
L’utilizzo della comunicazione è importante, fondamentale, non releghiamola alle situazioni in cui dobbiamo giustificarci, accusare, celebrare le nostre vittorie su qualche avversario, ma cerchiamo davvero di lanciare comunicazioni ispirate alle cose buone, a trovare punti di unione, di confronto e di pace.
Chi, nello sport, riempie di veleno i propri messaggi per attaccare un avversario, non avvantaggia la sua parte ma danneggia tutto lo sport, soprattutto quello da esso stesso promosso perché da la percezione di essere avvolto da un clima meschino e totalmente estraneo alla gioia insita nel gioco e nella passione autentica di chi si muove con semplicità in questo mondo.